Spalla Congelata

30.03.2020

La spalla congelata, o capsulite adesiva, è una condizione dolorosa che affligge questa importante articolazione. I pazienti che ne soffrono lamentano rigidità articolare dolore e limitazione nei movimenti. Le cause di origine non sono ancora state completamente chiarite e spesso la patologia insorge senza alcuna causa apparente.

La spalla congelata colpisce la capsula che circonda l'omonima articolazione ispessendo e cicatrizzando i tessuti che la compongono.

La capsula articolare è un manicotto di tessuto connettivo denso che avvolge l'articolazione sostenendo e stabilizzando i due capi ossei che la formano.

In condizioni normali l'articolazione della spalla, grazie alla sua particolare conformazione anatomica, permette di compiere un'ampia gamma di movimenti. Quando un paziente sviluppa la spalla congelata però, inspiegabilmente, la capsula che la avvolge diventa rigida e forma delle adesioni. La perdita di elasticità e la compromissione di alcune strutture anatomiche con cui prende contatto causa il dolore e la limitazione dei movimenti tipici della malattia.

In particolare, quando si soffre di spalla congelata diminuisce la possibilità di movimento sia attivo che passivo. In altri termini tale limitazione è presente sia quando il paziente tenta di muovere attivamente il braccio, sia quando questo viene mosso dal medico o dal terapista. La diminuzione del movimento passivo è una delle caratteristiche che distingue la spalla congelata da altre patologie che affiggono questa articolazione, come la lesione della cuffia dei rotatori. I sintomi dolorosi della spalla sono, infatti, spesso confusi con altre patologie come la tendinopatia calcifica, la rottura della cuffia dei rotatori, l'artrite o la tendinite. Un altra caratteristica di questa patologia è che la limitazione articolare si registra su tutti i piani del movimento e soprattutto in rotazione esterna.

Cause

Come abbiamo visto, buona parte dei casi di spalla congelata insorge senza alcuna causa apparente. Talvolta la patologia si sviluppa in seguito ad una ferita di natura traumatica a carico della spalla (lussazione, frattura, contusione ecc.), anche se si tratta di una circostanza poco diffusa. Dall'anamnesi dei pazienti affetti da tale patologia, emergono però dei fattori di rischio predisponenti. Tra questi ricordiamo:

  • età: la spalla congelata insorge più frequentemente in soggetti di età compresa tra i 40 ed i 60 anni.
  • Sesso: la capsulite adesiva colpisce maggiormente le donne, che hanno un rischio doppio/triplo rispetto agli uomini
  • Diabete e disfunzioni tiroidee: i pazienti affetti da queste malattie sono più a rischio della popolazione sana. In particolare circa il 10-20% dei pazienti colpiti da diabete di tipo II ed il 35-40% dei diabetici di tipo I soffrono anche di spalla congelata.
  • Altre malattie sistemiche (cardiovascolari, morbo di Parckinson, ipercolesterolemia, artrite ecc). sono state messe in relazione con un aumentato rischio di sviluppare la spalla congelata.
  • Storia pregressa di dolore alle spalle ed immobilità: i pazienti che subiscono una lesione alla spalla sviluppano con maggiore frequenza la spalla congelata, specie se dopo la lesione è stato seguito un lungo periodo di immobilizzazione non seguita da adeguato programma riabilitativo
  • Utilizzo prolungato di alcuni farmaci

Sintomi

Per approfondire: Sintomi Spalla Congelata

Una spalla congelata causa un tipico insieme di sintomi che già ad un esame clinico possono orientare il medico verso la diagnosi della malattia. Il sintomo più importante è la limitazione del movimento associata a dolore. Tale sintomatologia, come abbiamo visto, è però comune ad altre malattie che colpiscono la spalla. Anche per questo motivo è molto importante rivolgersi ad un medico alla comparsa di uno o più dei seguenti sintomi:

  • limitazione del movimento della spalla: stranamente questa malattia colpisce con più facilità la spalla dell'arto non dominante; talvolta colpisce contemporaneamente entrambe le spalle (solo nel 10% dei casi).
  • Dolore alla spalla: si tratta di un dolore solitamente acuto e piuttosto intenso, talvolta associato a gonfiore e localizzato soprattutto nella parte superiore esterna della spalla.
  • Dolore e impossibilità di svolgere normali gesti quotidiani come radersi, allacciarsi il reggiseno o spazzolarsi i capelli
  • Dolore che si intensifica durante il riposo notturno, soprattutto se ci si addormenta appoggiandosi sul fianco e sulla spalla dolente.

La sintomatologia e l'evoluzione della patologia possono essere classificate in tre fasi distinte:

  • Fase di raffreddamento: è la fase iniziale e più dolorosa della patologia; il dolore è ingravescente nel tempo e mano a mano che questo peggiora il paziente tende a limitare sempre più il suo utilizzo. In questa fase i movimenti sono limitati ma la spalla conserva ancora buona parte della sua mobilità perdendola poco a poco; questa fase dura generalmente 6-12 settimane
  • Fase di congelamento: si assiste ad un aumento della rigidità articolare mentre il dolore tende ad alleviarsi; questa fase può durare 4-6 mesi
  • Fase di scongelamento: si caratterizza per un graduale miglioramento della condizione che può durare anche più di un anno

Diagnosi

Lo studio della sintomatologia abbinato all'anamnesi del paziente e ad alcuni test specifici consente, normalmente, la diagnosi clinica della patologia. Il medico può però decidere di svolgere ulteriori indagini diagnostiche (come i raggi X) per accertarsi che non vi siano ulteriori lesioni specifiche o segni di artrosi. Difficilmente viene utilizzata la risonanza magnetica, che costituisce l'esame più sensibile nel valutare altri tipi di patologie come la lesione della cuffia dei rotatori. Altri esami, come quelli ematici, possono essere effettuati per valutare la presenza di malattie predisponenti come l'ipercolesterolemia, il diabete e le disfunzioni tiroidee.

Trattamento e riabilitazione

Il trattamento della spalla dolorosa si pone come obiettivi principali la riduzione del dolore ed il riacquisto della mobilità perduta. Spesso il paziente trova sollievo e percepisce dei chiari miglioramenti dopo qualche settimana, semplicemente seguendo questi consigli.

  • Esercizi di allungamento e mobilizzazione: per migliorare il range di movimento della spalla e per minimizzare la perdita di tessuto muscolare. Questi esercizi vanno eseguiti più volte al giorno (almeno tre), senza sforzare i movimenti, inizialmente sotto la supervisione di un terapista, poi anche in completa autonomia
  • Calore: può contribuire ad allentare il blocco articolare grazie all'aumentata vasodilatazione locale. Particolarmente utile risulta l'applicazione di calore umido (fanghi, paraffina, bagni o impacchi) per dieci minuti prima di iniziare gli esercizi di allungamento. Se si ha la possibilità sarebbe molto utile svolgere gli esercizi di mobilizzazione attiva/passiva in una vasca di acqua calda (35-36°C), proprio per sfruttare a pieno l'effetto benefico di calore e movimento
  • Altre terapie fisiche come ultrasuoni, laserterapia e tens vengono talvolta impiegate per accelerare il recupero
  • Iniezioni locali di cortisone contribuiscono a ridurre il dolore negli stadi iniziali. Al loro posto, in questa fase o durante il riacutizzarsi dei sintomi dolorosi, si possono utilizzare farmaci antinfiammatori per via orale o topica.
  • Attualmente in sperimentazione: metodi che prevedono l'iniezione locale di particolari sostanze in grado di "sbloccare" in breve tempo le adesioni
  • Medicina complementare ed alternativa: manovre osteopatiche e agopuntura, se eseguite da mani esperte, possono senz'altro apportare considerevoli benefici minimizzando il rischio di effetti collaterali

Durante tutto il periodo riabilitativo andranno evitati movimenti bruschi ed impegnativi come il sollevamento di carichi pesanti con il braccio dolente. Solitamente la fase gelida è la meno sensibile ai trattamenti, perciò il persistere di dolore e ridotta mobilità in questa fase, non deve demoralizzare il paziente che anzi, deve continuare e persistere con le terapie intraprese. Nel secondo periodo, caratterizzato da maggiore instabilità, la terapia fisica è fondamentale (alcuni autori la sconsigliano nella fase di raffreddamento).